lunedì 23 marzo 2009

Avorio

Io mica ce l'ho qualcosa da dire, no.
Vorrei stare zitto, lo giuro, è che non si può.
Cioè.
Materialmente si potrebbe, ma non ci riesco.
Ehm.
Non so voi, ma io mi sarei un po' rotto il cazzo della società, e penso sia normale dopo più di vent'anni di militanza per la quale mai ho fatto domanda, no? Per carità, non me la prendo con padri e madri, sono relativamente contento d'esser nato. Solo non mi va che mi abbiano affibbiato un identità, un codice fiscale, un codice sanitario e altre menate senza che ne fossi a conoscenza: sfido io a capire
dopo soli sei mesi di vita che cazzo fossero ste robe; per questo ora sono condannato ad essere riconoscibile. Non mi va che mi abbiano insegnato a parlare, non l'ho mai chiesto! Se anche ho in qualche modo espresso volontà comunicative, mi accontentavo dei grugniti, merda; e invece ora sono condannato ad una pesantezza sociale che getta le sue basi nei rapporti tra parlanti. Non mi va d'esser stato obbligato a ricevere l'educazione scolastica (sì, obbligato, manco fossimo in Siberia): se uno vuole istruirsi decide il se ed il come per i cazzi suoi o per i cazzi di chi è disposto; ora invece sono condannato a sentirmi incompiuto se ignorante o privo di scartoffie pseudo meritocratiche varie. Non mi va che Ci sia stata imposta questa dittatura dei sentimenti: sfiderei volentieri "i loro partigiani tristi e stupidi"; invece siamo condannati a cercare il deserto degli altri, o meglio, altri deserti. Ed io gli altri non li ho mai chiesti, nè loro singoli han chiesto me. Vorrei tanto potermi ignorare, ma mi riesce difficile, con tutti questi occhi puntati addosso...
Sono così stufo che potrei vomitare: altro che Berlino, il muro lo voglio tra me e te.